Paestum, nota anche come Pesto, è un’antica città della Magna Grecia chiamata dai fondatori Poseidonia in onore di Poseidone, ma devotissima ad Atena ed Era. Dopo la sua conquista da parte dei Lucani venne chiamata Paistom, per poi assumere, sotto i romani, il nome di Paestum. L’estensione del suo abitato è ancora oggi ben riconoscibile, racchiuso dalle sue mura greche, così come modificate in epoca lucana e poi romana.

È localizzata nella regione Campania, in provincia di Salerno, come frazione del comune di Capaccio Paestum, a circa 30 chilometri a sud di Salerno (97 chilometri a sud di Napoli). È situata nella Piana del Sele, vicino al litorale, nel golfo di Salerno, a nord del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. La località, nelle vicinanze della quale si annoverano Capaccio Scalo e Lido di Paestum, è servita da un’omonima stazione ferroviaria.

Templi di Paestum

Il tempio di Hera, c.d. Basilica, è il più antico dei tre grandi edifici, appartiene alla prima generazione dei grandi templi in pietra, iniziato intorno al 560 a.C.
Di questo periodo cruciale per la formazione dell’architettura greca, è l’unico tempio greco che si è conservato così bene.
Mancano i frontoni e l’impianto non è ancora quello canonico; la sala interna è divisa da una fila di colonne centrali, come accade nelle antiche architetture in legno. Questo ha fatto sì che per molto tempo la sua funzione non fosse chiara e, ancora oggi, viene chiamato “Basilica”, anche se è ormai provato che era un edificio di culto. Ritrovamenti di materiali e iscrizioni suggeriscono che potrebbe trattarsi del tempio di Hera, protettrice degli Achei e sposa di Zeus.
A giugno 2016 è stato realizzato un percorso sperimentale che ha abbattuto le barriere architettoniche consentendo a tutti di entrare nel tempio.

Il tempio di Atena (di Cerere) è l’unico tempio di cui sappiamo con certezza a quale divinità fosse dedicato: Atena, la dea dell’artigianato e della guerra.
Posizionato sul punto più alto della città, a nord degli spazi pubblici, il tempio della dea protettrice e guerriera dominava l’area. Già la prima generazione di coloni costruì qui un piccolo edificio per la dea (c.d. “oikos”). Intorno al 500 a.C., si realizzò poi il monumentale tempio che si è conservato fino alla cornice del tetto. La parte interna (“cella”), che è elevata rispetto al colonnato circostante, era accessibile attraverso un’ampia anticamera (“pronaos”) decorata con colonne ioniche.

Il tempio di Netturo è il più grande tempio di Paestum e quello meglio conservato. Realizzato verso la metà del V sec. a.C., rappresenta la declinazione classica dell’architettura templare greca. Nello stesso periodo a Olimpia, in Grecia, si costruiva il grande tempio di Zeus, che però è conservato meno bene di questo.
Il tempio è costruito con enormi massi collegati tra di loro tramite semplici tasselli e senza malta: questa tecnica costruttiva ha consentito all’edificio di resistere a terremoti e altre calamità naturali.
Se oggi mancano, come nel caso degli altri templi, i muri del corpo interno (“cella”), ciò è dovuto al riutilizzo dei blocchi da parte degli abitanti del luogo nel medioevo e in età moderna.
La cella era divisa in tre navate da due alti colonnati a due piani che si possono ancora ammirare. Come nel caso degli altri templi, il tetto era sorretto da travi in legno (di cui si vedono ancora gli incassi) e decorato con materiale litico di travertino locale e di marmo importato dall’Egeo.
Nel Settecento, si presumeva che il tempio più grande della città dovesse essere quello di Poseidone-Nettuno, la divinità dalla quale la città greca prese il nome (Poseidonia).
Ma l’attribuzione a Nettuno è ancora dibattuta. Forse il tempio, frequentatissimo fino all’epoca imperiale, era dedicato alla divinità principale della città, Hera. Considerando che nelle vicinanze è stata trovata una statua in terracotta che rappresenta Zeus, un’altra ipotesi vuole che il tempio fosse dedicato al dio più importante per i Greci, sposo di Era e padre di Atena; un’altra ipotesi ancora lo vuole dedicato ad Apollo.

Fonte: Wikipedia; Beniculturali

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